La memoria dei giganti della Terra
Indimenticabili abitanti delle foreste della Terra di Mezzo, nel Signore degli Anelli di Tolkien, accoglienti rifugi per le meditazioni di Siddharta, come raccontato da Hesse, fratelli saggi per i nativi americani e anello di congiunzione all’universo per i misteriosi sciamani, ma anche tenaci difensori della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts nei personaggi spaventosi dei platani picchiatori della Rowling, nella celebre saga di Harry Potter.
Tra mitologia e narrazione, fantasia e realtà, un tempo la Terra ferma era completamente ricoperta di alberi, che ancora oggi, con le loro radici, rami, foglie e frutti, accompagnano l’uomo nel suo breve passaggio in questa fugace dimensione terrena.
Non è inusuale quindi trovarli nei lasciti più importanti, quelli che includono case padronali e tenute, ben alloggiati in parchi naturalistici secolari, testimoni della vita di intere generazioni: venuti da chissà dove, piantati ancora gracili, cresciuti insieme ai primi bambini di famiglia, spettatori di feste estive e nevicate invernali, di temporali furiosi e di giornate assolate, di matrimoni e di funerali, e infine di cancelli che si chiudono in attesa di tempi migliori.
Bisognerebbe prendersi il tempo per conoscerli uno a uno, per apprezzarne le caratteristiche e comprenderne i silenzi, perché tutti, ma proprio tutti, hanno una storia da raccontare.
La famiglia della signora Beatrice, ai primi del Novecento, invogliata dal creare un contesto che potesse esprimere al meglio uno status sociale elegante, oltre alla bella villa curata in ogni dettaglio, ha incaricato la realizzazione di un giardino importante, dove piante e fiori seguissero una puntuale architettura paesaggista degna di un dipinto dell’Ottocento.
E tra quelle magnolie, la sequoia, molte camelie, le immancabili rose, alcuni salici e cipressi, ecco lui, che tutti hanno iniziato a chiamare pino gigante quando ha raggiunto i suoi 40 metri di altezza, ma che in realtà pino non è.
Originario dell’Himalaya, dove cresce a partire dai 1500 metri di altitudine popolando intere foreste, il cedro Deodara ha iniziato ad abbellire ville e giardini in Italia oltre un secolo fa; cugino di altri giganti come il cedro del Libano, il cedro dell’Atlante e il cedro di Cipro, la sua imponente bellezza ha stregato l’uomo fin dalle origini, tanto che, se nel nord Italia veniva scelto perché in grado di raggiungere dimensioni stupefacenti, in India da sempre svolge un ruolo religioso spirituale fondamentale.
E tanto si è radicato negli anni nella mente collettiva, da essere diventato il simbolo perfetto del Natale, con la sua tipica forma piramidale, ideale per essere addobbato a gran festa con balocchi, nastri, doni e luci colorate.
Il Deodara però nasconde un segreto: le sue radici poco profonde, quasi superficiali, lo rendono molto fragile ed esposto alle bufere di vento, durante le quali rischia ogni volta di perdere ancoraggio e di sbilanciarsi, precipitando a terra.
Questo non accade se condivide il suolo con altri esemplari come lui, ai quali si aggrappa per resistere a ogni intemperia: questi giganti si sostengono a vicenda, ondeggiando nel vento flettendosi, sopportando il peso della neve senza rompersi.
Un po’ come dovrebbe fare l’essere umano.
Il Deodara della signora Beatrice, quasi centenario, ha resistito straordinariamente da solo, sfidando gli anni e il vento, meritandosi quel rispetto ossequioso degli eredi, che hanno deciso di preservare l’intero patrimonio naturale della villa.
Se non avete ancora addobbato i vostri alberi, veri o artificiali che siano, mettete sotto i loro rami un proposito per l’anno nuovo: rimanete uniti, solo così si affrontano le tempeste.