Articoli

A Milano il Convegno dedicato all’eredità giacente. Un percorso formativo tra analogico e digitale.

Dobbiamo sempre più prendere coscienza che nell’era digitale in cui viviamo, la gestione del patrimonio ereditario non è più confinata esclusivamente alla sfera dei beni tangibili, ma si estende anche al vasto territorio in rete. L’importanza di comprendere le regole che determinano le giuste procedure in campo di eredità giacente anche digitale, è ormai fondamentale.

Tali tematiche sono al centro di un importante convegno che si terrà lunedì 08 Aprile 2024 presso il prestigioso Salone Valente della Palazzina Anmig a Milano.

Il seminario, intitolato “Il curatore dell’eredità giacente. La buona custodia e amministrazione del patrimonio ereditario ‘analogico’ e ‘digitale'” e organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Milano, riunisce esperti legali e professionisti del settore per discutere le migliori pratiche e le nuove sfide nell’amministrazione e nella custodia delle eredità, sia tradizionali che digitali.

Ad introdurre i vari aspetti giuridici sarà l’Avv. Marco Accolla, Consigliere Segretario dell’Ordine degli Avvocati di Milano.

Il convegno si aprirà con l’intervento del Prof. Avv. Arturo Maniaci, Professore Associato dell’Università degli Studi di Milano che parlerà della natura giuridica del curatore.

Uno dei punti principali trattati sarà l’approccio legale e pratico alla gestione del patrimonio ereditario, presentato dal Dott. Luigi La Battaglia, Magistrato della Suprema Corte di Cassazione. Il suo intervento sottolinea l’importanza della custodia e amministrazione del patrimonio ereditario, oltre che le sue problematiche.

Altra questione non meno importante riguarda il pagamento delle imposte di successione, che sarà affrontata dall’Avv. Antonio Longo, del Foro di Milano. Longo evidenzia le problematiche legate all’imposta di successione anche alla luce della giurisprudenza che si è espressa in senso contrario alle interpretazioni delle norme effettuate dall’Agenzia delle Entrate.

Con l’avvento delle tecnologie di ultima generazione come bitcoin o NFT, l’eredità digitale è diventata argomento di crescente attualità: sarà L’Avv. Alessandro d’Arminio Monforte, Curatore di eredità giacenti presso il Tribunale di Milano, ad illustrare le sfide e le opportunità legate alla gestione dell’eredità digitale, sottolineando la necessità di includere, nel piano legislativo successorio disposizioni specifiche per gestire i beni digitali, come account online, criptovalute e file digitali.

Infine, l’importanza dell’accettazione dell’eredità e la cessazione dell’eredità giacente sarà approfondita dal Notaio Simona Guadagno, che chiarirà i passaggi legali necessari per accettare formalmente un’eredità e porre fine allo status di eredità giacente, che può comportare complicazioni nella gestione dei beni.

Il Convegno fornisce una panoramica esaustiva delle opportunità legate alla gestione dell’eredità, sia tradizionale che digitale. Una corretta pianificazione successoria è essenziale per garantire una transizione senza problemi del patrimonio familiare al fine di proteggere gli interessi dei beneficiari.

Saluti istituzionali: Dott. Fabio Roia, Presidente del Tribunale di Milano, Avv. Antonino La Lumia, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, Avv. Matteo Picotti, Consigliere dell‘Ordine degli Avvocati di Milano, Coordinatore della Commissione Processo Telematico.

L’evento è gratuito ed è organizzato dall’Ordine attraverso la Fondazione Forense, nell’ambito del programma di formazione continua per gli Avvocati. La partecipazione consente l’attribuzione di n. 3 crediti formativi. 

 

Coutot-Roehrig Genealogia: un anno con noi

Un altro anno volge al termine: un anno di grandi sfide, successi e anche qualche dispiacere. Con l’avvicinarsi del Natale, arriva anche il momento di fare un bilancio di questo 2023.

Siamo contenti. Un ringraziamento particolare va alla nostra squadra che merita un applauso speciale per l’impegno straordinario e la dedizione dimostrata in ogni singola iniziativa. Ognuno ha contribuito con il proprio talento e impegno, creando un ambiente di lavoro collaborativo e stimolante.

I successi di ciascuno sono successi di tutti, e questo spirito di squadra è ciò che ci rende davvero speciali.

Con grande gioia abbiamo una nuova sede, l’ottocentesco Palazzo Orsini. Un luogo ricco di storia e tradizione, dove a farla da padrone sono i bellissimi dipinti del Barabino e  che non vediamo l’ora di farvi vedere.

Mentre ci avviamo verso le festività natalizie, vogliamo esprimere i nostri più sinceri auguri a tutti voi. Che questo periodo sia colmo di gioia, pace e serenità, e che possiate condividere momenti speciali con le persone care.

Guardando al futuro, ci aspettiamo un anno ricco di sorprese e successi. Continueremo a sfidare i limiti, a innovare e a perseguire l’eccellenza in tutto ciò che facciamo. Siamo pronti a superare nuove vette e a raggiungere traguardi ancora più ambiziosi.

Grazie a ciascuno di voi per il contributo prezioso che avete dato a questa straordinaria avventura.

Che il prossimo anno sia un capitolo ancora più entusiasmante della nostra storia!

Torino: “Il senso dell’importanza dell’opera del genealogista successionista” al centro del nostro Convegno. Parla L’Avv. Poli, componente del Direttivo A.I.A.F Piemonte e VdA

Nella splendida cornice di Palazzo Capris di Torino si da poco concluso, riscuotendo grande successo, il Convegno “Famiglia e stirpi: il ruolo della genealogia successoria”, organizzato da Coutot-Roehrig in collaborazione con A.I.A.F. Piemonte e VdA “Antonio Dioniso” e patrocinato della Fondazione Avvocatura Torinese “Fulvio Croce“.

La giornata formativa mirava ad illustrare la figura del genealogista successorio, a spiegarne l’importanza del ruolo nelle pratiche di eredità giacente.

A moderare l’incontro l’Avv. Alessandra Poli componente del Direttivo A.I.A.F Piemonte e VdA.

Avv. Poli com’è nata l’idea di organizzare un Convegno sulla figura del genealogista?

L’idea del Convegno  nasce dall’intuizione che la sinergia tra AIAF Piemonte e VdA “Antonio Dionisio” e Coutot-Roehrig possa valorizzare a tutto tondo l’istituto dell’eredità giacente, nella prospettiva della tutela dei diritti della persona e dei legami familiari”.

A quali tipologie di professionisti è rivolto?

“Hanno partecipato  gli operatori professionali che a differente titolo intervengono nella curatela dell’eredità giacente: quindi, avvocati, notai, genealogisti , giudici e non solo”. 

Il Convegno è stato studiato a scopo formativo: quali sono gli strumenti che hanno fornito i relatori a chi ha partecipato?

“Il convegno ha consentito, grazie all’apporto di contributi ascrivibili a differenti saperi a confronto, di trasmettere il senso dell’importanza dell’opera del genealogista successionista illustrando il modus operandi del medesimo. Ha evidenziato il significato fondamentale della certificazione dell’attività svolta dal genealogista nella ricerca dei chiamati all’eredità con specifico riferimento ai riverberi in ordine alla responsabilità professionale dei curatori, nonchè acquisire puntuali ed aggiornate conoscenze circa compiti, doveri e competenze che deve possedere un curatore dell’eredità giacente”.

Palazzo Tursi: “Successioni, eredità giacente e digitale: questioni pratiche e applicative” Grazie a tutti!

Si è svolto nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, il Convegno “Successioni, eredità giacente e digitale: questioni pratiche e applicative”, organizzato dalla sezione genovese di Ondif (Osservatorio Nazionale sul diritto di famiglia) Heres (Associazione Professionisti successioni e curatori eredità) e Coutot-Roehrig – Genealogia, patrocinato dal Comune di Genova e accreditato COA e ONDCEC.

L’evento formativo ha rappresentato un’opportunità per avvocati e commercialisti di esplorare il mondo complesso dell’eredità giacente, sia dal punto di vista tradizionale che digitale. La spinta globale verso la digitalizzazione anche in ambito giuridico e archivistico, è stata alla base di questo incontro che ha fornito ai professionisti presenti nuovi stimoli e strumenti, al fine di accrescere le proprie competenze digitali. Tutto ciò permetterà loro di eseguire con efficienza e professionalità i compiti assegnati dalla legge nell’ambito delle successioni, contribuendo inoltre a ridurre i tempi dei procedimenti e delle ricerche genealogiche.

A dare il benvenuto ai partecipanti che hanno gremito Palazzo Tursi, il Presidente del Consiglio comunale Carmelo Cassibba, se pur a distanza e l’assessore Lorenza Rosso: «Il digitale – ha commentato la seconda carica di Tursi – ha assunto un ruolo fondamentale, permeando ogni aspetto del nostro presente, trasformando radicalmente il nostro modo di comunicare, lavorare e vivere. Anche in ambito giuridico e archivistico la sua presenza è prorompente: questo convegno è un passo necessario per mostrare l’importanza che la digitalizzazione ha assunto in materia successoria e genealogica, sottolineando la necessità ormai incombente, di digitalizzare i nostri archivi, soprattutto a scopo conservativo».

«Essere qui oggi – ha dichiarato l’assessore all’Avvocatura, Famiglia e Politiche sociali del Comune di Genova Lorenza Rosso nel suo saluto ai partecipanti al convegno – ha per me una duplice valenza, in quanto quello delle eredità giacenti è un tema trasversale alle mie deleghe, che tocca da vicino non solo le questioni legali più tecniche, ma anche la vita di molte famiglie genovesi seguite dai nostri servizi sociali. Mi ha fatto molto piacere che gli organizzatori abbiano scelto Palazzo Tursi come sede di questo convegno, perché è giusto che un tema delicato come quello delle successioni, venga trattato e affrontato nella “casa” dei genovesi»

A mediare l’incontro, l’Avv. Cesare Fossati Presidente Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia (Ondif) -Sezione di Genova: «Nel nostro ordinamento non esiste una definizione legislativa di eredità giacente. L’unico riferimento normativo che si può rinvenire nel codice civile è dato dall’articolo 528, che disciplina la nomina del curatore. Proprio qui si focalizza l’importanza di questo convegno: un confronto aperto tra avvocati, commercialisti, magistrati e Università che intende fornire, in modo pratico, i mezzi, anche digitali, che un curatore può utilizzare là dove si debba occupare dell’amministrazione del patrimonio ereditario nell’ipotesi in cui il chiamato non sia in possesso dei beni ereditari e non abbia ancora accettato l’eredità».

Al centro del dibattito la figura del curatore di eredità giacente ha sottolineato l’Avv. Benedetta Flocchini presidente dell’Associazione Heres: «L’ Associazione Heres, che presiedo si occupa di fornire un aiuto concreto a tutti i professionisti che si occupano di successioni e ai curatori di eredità. L’opportunità che abbiamo oggi è molto importante: ci ha da modo di approfondire la figura del curatore di eredità giacente, la sua evoluzione attraverso l’analisi di talune prassi seguite nei diversi Tribunali. Tengo molto a ringraziare inoltre, la Presidente della Sezione III del Tribunale civile di Genova e Giudice delle Successioni, la Dott. ssa Ada Lucca, per il suo importante contributo».

Tante le tematiche affrontate nel corso del convegno: se da una parte le prime ore sono state dedicate all’evoluzione della figura del curatore dell’eredità giacente alle sue responsabilità e agli adempimenti fiscali con gli interventi dell’ Avv. Benedetta Flocchini, dell’Avv. Sabrina Ruga, del Foro di Genova e della Dott.ssa Paola Pappalardo, Commercialista a Genova, il focus della seconda parte dell’incontro si è concentrato sull’importante tema dell’eredità digitale e sulla metodologia per affrontare wallet e portafogli digitali di una persona scomparsa, intervento curato dall’Avv. Alessandro D’Arminio Monforte, del Foro di Milano.
Fondamentale al fine di una corretta devoluzione è la ricerca per trovare l’erede legittimo del de cuius: di questo argomento ha parlato la Dott.ssa Nadia Spatafora, legale rappresentante per l’Italia di Coutot-Roehrig, società leader nella ricerca genealogica e che ha partecipato all’organizzazione del convegno: «La genealogia successoria è un tema affascinante e complesso, una professione dove la precisione è fondamentale e sono lieta di aver avuto la possibilità di trattare questo argomento di fronte ad una platea di professionisti così vasta. Il mio grazie va soprattutto al Comune di Genova per averci donato, se pur per un giorno, una sala così prestigiosa come il Salone di Rappresentanza a riprova della rilevanza e della serietà degli interventi che si sono susseguiti oggi».

Ha concluso il convegno il Prof. Stefano Gardini, docente dell’Ateneo genovese, discutendo delle opportunità legate all’utilizzo delle tecnologie digitali negli archivi.

Al convegno erano inoltre presenti: L’Avv. Luigi Cocchi – Presidente COA di Genova, il Dott. Matteo Costigliolo in vece del Dott. Mauro Rovida – Presidente dell’ODCEC di Genova e il Magistrato Ada Lucca – Presidente Sez. III Civile e Volontaria – Successioni, Tribunale di Genova.

Convegno “Successioni, eredità giacente e digitale: questioni pratiche e applicative” – Palazzo Tursi, Genova

Iscrizioni aperte per l’atteso convegno “Successioni, eredità giacente e digitale: questioni pratiche e applicative”, un’opportunità cruciale per esplorare il mondo complesso dell’eredità giacente, sia dal punto di vista tradizionale che digitale. L’evento è organizzato da Coutot-Roehrig in collaborazione con Ondif – Sezione Genovese e Heres e si terrà il 28 settembre a partire dalle ore 14.30 presso il prestigioso Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, nel cuore di Genova. 

Tra i relatori:  l’Avv. Benedetta Flocchini, Presidente dell’Associazione Professionisti Successioni e Curatori Eredità (Heres), che parlerà dell’evoluzione della figura del curatore dell’eredità giacente. L’Avv. Sabrina Ruga, del Foro di Genova, discuterà invece dei compiti e dei doveri del curatore, mettendo in luce le sue responsabilità legali in questa delicata posizione.

La prospettiva fiscale sarà affrontata dalla Dott.ssa Paola Pappalardo, Commercialista a Genova, con una presentazione sui casi pratici legati agli adempimenti fiscali inerenti all’eredità giacente. L’Avv. Alessandro D’Arminio Monforte, del Foro di Milano, esplorerà l’importante tema dell’eredità digitale, mettendo in discussione i confini tra i beni materiali e digitali.

Un’altra voce autorevole nel campo, la Dott.ssa Nadia Spatafora, Legale Rappresentante Italia presso Coutot-Roehrig, azienda leader nella genealogia successoria, approfondirà l’importanza di un albero genealogico certificato e dell’atto notorio nelle devoluzioni ereditarie e  infine, il Prof. Gardini, docente dell’Ateneo genovese, discuterà delle opportunità legate all’utilizzo delle tecnologie digitali negli archivi, evidenziando le implicazioni culturali e amministrative di questa evoluzione.

Il convegno si preannuncia come un’occasione preziosa per tutti coloro che sono interessati al complesso mondo della curatela delle eredità giacente e alle sue intersezioni con il digitale. La diversificata esperienza dei relatori e la varietà di argomenti affrontati promettono un evento stimolante e informativo per i partecipanti.

La partecipazione è gratuita. Per gli avvocati, previa iscrizione su Sfera,  sono previsti 4 crediti formativi. Per i commercialisti, previa iscrizione sul portale ODCEC, sono previsti 4 crediti formativi.

Iscrizioni presso le piattaforme di riferimento.

Per info: nadia.spatafora@coutot-roehrig.com

 

Successioni, eredità giacente e digitale: questioni pratiche e applicative

In occasione del Convegno organizzato da ONDIF, Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia, Sezione di Savona, con il patrocinio del COA di Savona, e in collaborazione con l’ODCEC Savona, il Tribunale di Savona, e Coutot-Roehrig, che si terrà il 2 marzo presso il Tribunale di Savona, Sala dell’Ordine degli Avvocati, abbiamo intervistato l’avvocato Giuseppe Piccardo, moderatore dell’evento nonché Presidente della Sezione ONDIF di Savona.

Avvocato Giuseppe Piccardo, perché è importante fare il punto sulle successioni, le eredità giacenti e quelle digitali?

“Ritengo che l’evento che la sezione ONDIF di Savona, che rappresento, ha organizzato con il patrocinio del COA Savona e in collaborazione con l’ODCEC di Savona, la società Coutot-Roehrig e il Tribunale di Savona, rappresenti un momento formativo utile e importante per fare il punto sul tema delle successioni, materia multidisciplinare, come si evince dagli argomenti trattati nel convegno, e  non sempre adeguatamente conosciuta nel mondo forense, in quanto ritenuta, a mio avviso erroneamente, quasi di esclusiva competenza notarile. In realtà, le successioni costituiscono un tema del diritto civile molto specialistico e tecnico, che deve tenere conto dell’evoluzione sociale e tecnologica, che come tale non può essere sconosciuto nel mondo forense. Per questo  motivo abbiamo ritenuto di inserire, all’interno degli argomenti dell’incontro formativo, quello dell’eredità digitale, tematica sempre più oggetto di attenzione, sia da parte della dottrina, sia da parte della più recente giurisprudenza”.

Qual è il contributo che, in occasione di questo incontro, è possibile dare ai colleghi professionisti in materia?

“Il convegno, come ho anticipato, ha lo scopo di trattare il tema delle successioni e delle eredità giacenti secondo un taglio teorico – pratico, oltre che multidisciplinare. La definizione di un procedimento di definizione di una eredità giacente richiede l’intervento di diverse professionalità e competenze: legali, fiscali, genealogiche, in quanto attività principale del Curatore è quella di individuare, in costante contatto il/la Giudice che lo/la ha nominato/a, i soggetti ai quali trasmettere l’eredità, o la devoluzione dei beni allo Stato, in assenza di successibili. Dunque, con l’iniziativa che abbiamo organizzato, ci prefiggiamo lo scopo di consegnare ai partecipanti una serie di informazioni utili, per una gestione efficiente e competente delle procedure di eredità giacente”.

 Eredità digitale: cosa ne pensa di questa nuova frontiera e come crede che cambierà il lavoro dei professionisti?

“L’eredità digitale rappresenta il profilo più avanzato della materia successoria, che si ricollega alla società attuale, sempre più digitale e telematica. L’identità digitale, che di fatto è una vera e propria identità “virtuale”, oggetto di tutela giuridica, è sempre più  importante e deve essere conosciuta da chi si trova a operare come Curatore di eredità giacenti. Peraltro la riforma del processo civile, che entrerà in vigore tra poche settimane, prevede un’ulteriore spinta verso la digitalizzazione della giustizia, con necessità, per i professionisti, di affinare le proprie conoscenze informatiche, per poter svolgere i compiti che la legge affida loro in modo efficiente e professionale, anche nell’ottica di una ragionevole durata dei procedimenti stessi”.

Un paio di riflessioni sul ruolo formativo e di scambio di convegni di questo tipo

“In questa prospettiva, convegni come quello che abbiamo organizzato sono utili a realizzare occasioni di incontro e confronto multidisciplinare su questioni di notevole impatto pratico, tra professionisti che, a vario titolo, partecipano alla gestione delle procedure di eredità giacenti e gli uffici giudiziari. In un mondo interconnesso, nessun professionista può agire in totale autonomia, senza interazione con altre figure professionali. Per questo motivo, a nome della sezione savonese ONDIF che rappresento, ringrazio tutte/i coloro che hanno reso possibile la realizzazione, per la prima volta a Savona, di una giornata di studio di un così alto valore scientifico e professionale”.

RAMI: un talk che parla di storie, di genealogia, di famiglie ritrovate e di eredità

Martedì 20 dicembre , nella splendida cornice del Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, ospitato all’interno della Commenda di San Giovanni di Prè, parleremo di RAMI: quelli che compongono ogni albero genealogico.

Attraverso la ricerca genealogica, il genealogista successorio entra nei meandri più nascosti di ogni famiglia, ne scopre lettere, foto, memorie e ne va a capire i rami, appunto, facendosi portatore del ricongiungimento di passato e presente. Diventando artefice e testimone della meraviglia degli attuali parenti, che spesso, ignorano i loro avi, l’origine della propria dinastia e soprattutto l’eredità.

Al centro di “RAMI – un talk che parla di storie, di genealogia, di famiglie ritrovate e di eredità” ci sono proprio loro, i rami, tanti, intrecciati, che compongono ogni albero genealogico, specchio, con le loro dinamiche intime e private, della storia che scorre.

“L’iniziativa – dichiara Nadia Spatafora – si muove all’interno di un progetto più ampio che intende fare di Coutot-Roehrig un mezzo di divulgazione culturale genovese. Grazie a diverse attività, che comprenderanno anche una collaborazione per il 2023 con il MEI in via di definizione, intendiamo contribuire a far conoscere le tante realtà culturali genovesi, come in questo caso, il bellissimo museo che ci ospita per questo evento. Una realtà che ci sta particolarmente a cuore viste le grandi affinità che ci uniscono”.

Insieme a Nadia Spatafora, legale rappresentante per l’Italia di Coutot-Roehrig, ci saranno Raffaella Ponte, storica e archivista e la giornalista Francesca Berardi.

Un’occasione, in ultimo, per parlare della nuova mini-serie podcast RAMI, prodotta da Chora Media e promossa da Coutot Roehrig, disponibile a partire da mercoledì 21 dicembre sulle piattaforme audio free (Spotify, Apple Podcast, Spreaker, Google Podcasts) con un nuovo episodio ogni giorno fino al 23 dicembre.

Nell’arco delle tre puntate, la giornalista Francesca Berardi, racconterà le storie di diverse eredità e delle relative famiglie. Protagonisti i genealogisti che le hanno ricongiunte. Storie che partono da Genova e da altre città italiane per arrivare, in alcuni casi, a toccare luoghi stranieri, quasi a ripercorrere quelle vecchie rotte dei nostri antenati alla ricerca di fortuna.

 

La signora Carmen: l’eredità di Luisa

Carmen ogni tanto chiude gli occhi.

Non vuole distrazioni per tornare a quelle estati degli anni 30, trascorse alle pendici delle colline torinesi, tra il frinire delle cicale e i rintocchi puntuali delle campane della chiesa del paese.

Quando ci ripensa, si ritrova ancora seduta sul portapacchi della bicicletta della mamma, che cingeva in vita con le braccia abbronzate, divertita dai sobbalzi e dagli scatti in velocità nelle discese, ma soprattutto dagli sguardi d’intesa con Luisa, la sua cuginetta.

Anche lei sistemata sul portapacchi della bici della zia, le faceva la linguaccia a ogni sorpasso, con aria di sfida. Era così che si arrivava al santuario di Don Bosco, con il cesto del picnic e il cuore gonfio di entusiasmo: per Carmen e Luisa, inseparabili, quelle erano le gite più belle e spensierate della loro infanzia.

Poi il tempo compie accelerazioni bizzarre, proprio come quelle biciclette in discesa, e in un attimo Carmen è una donna adulta, incontra l’amore della sua vita, e si trasferisce a Lisbona: inizia una nuova puntata dell’esistenza, quella in cui è sposa e madre felice, e di lì a poco, in un’accelerazione ancor più sorprendente, nonna.

Di Luisa, che a sua volta si è fatta una famiglia ed è rimasta a vivere sulle colline torinesi, ha perso i contatti ma non l’immagine di quello sguardo birichino e delle guance rosse per il caldo.

Carmen morde la vita con lo stesso entusiasmo di quando era bambina: a dispetto degli anni che scorrono veloci, riempie le sue giornate di progetti e sogni, trascorre lunghi periodi in Belgio, dove la figlia si è trasferita una volta sposata, e quando è nel suo appartamento a Lisbona, seduta in poltrona a sfogliare gli album dei ricordi, chiude gli occhi ed è a respirare polvere e risate sulla bicicletta della mamma.

In questa piena e serena esistenza, Carmen non si aspetta di certo una visita di Coutot-Roehrig. I genealogisti la trovano, dopo averla rincorsa per mezza Europa e le comunicano una notizia inattesa: Luisa non c’è più, ha lasciato la vita terrena, e lei risulta tra i suoi legittimi eredi.

Riapre con grande affetto e nostalgia l’album dei ricordi, per recuperare ciò che manca: cosa è successo, dopo gli anni spensierati delle gite al santuario, alla sua amata cuginetta?

Carmen riempie così le pagine bianche, passeggia mano nella mano con i genealogisti di Coutot-Roehrig, immagina Luisa cresciuta, moglie e mamma, ripercorrere quelle strade polverose e assolate degli anni 30.

La sua non è tristezza, ma riconoscenza: scoprirsi eredi, spesso aiuta a chiudere un cerchio affettivo e familiare rimasto tanto tempo in sospeso.

Ora Carmen, quando chiude gli occhi, può vedere la sua Luisa farle ancora la linguaccia, come a dirle: ti ho superato ancora.

 

La canzone di Rodolfo: una storia di amicizia

Era ancora giovane il signor Rodolfo, aveva da poco compiuto i 65 anni, ma sembrava portare sulle spalle ricurve il peso di due vite, sebbene paradossalmente non ne aveva vissuta intensamente nemmeno una.

Cresciuto all’ombra severa di una madre soffocante, Rodolfo passò i primi 30 anni chiuso in un nido irto di spine, totalmente ignaro di quello che succedeva nel mondo; solo alla scomparsa del suo unico punto di riferimento iniziò ad affacciarsi timidamente alla vita, e incontrò lei, Giselle.

Venne letteralmente travolto dalla sua fame di vita, dai suoi occhi verdi che si mangiavano le cose, dalla sua risata che metteva scompiglio e da quelle mani affusolate, piene di anelli, che cercavano le sue.

Un amour fou, per Rodolfo, forse solo un’avventura estiva, per Giselle, che quando lui partì sul treno  per Bordeaux, con quel buffo berretto calato sulla fronte, lo salutò dicendo: adieu.

Non la dimenticò mai, nemmeno quando iniziò a viaggiare per il mondo alla scoperta di quella vita che non riuscì mai, fino in fondo, a comprendere, e nemmeno quando cercò in altre donne le sue amabili carezze.

Giselle gli aveva lasciato un pozzo di ricordi in cui affogare il cuore, insieme a un disco che ascoltò fino allo sfinimento.

Quel tono scanzonato di Fernandel e le parole taglienti di Je me mens, diventarono un abito che Rodolfo indossò fino alla sua morte, perché anche lui, che in maniera scanzonata girava il mondo, alla fine non faceva che mentire a sé stesso, con l’allegria di chi nascondeva un’anima profondamente ferita.

Rientrò definitivamente in Italia, in quella casa all’ultimo piano, divenne sempre più scontroso, introverso, deluso da quel debito di felicità che la vita aveva nei suoi confronti, e iniziò a scrivere di lei, di Giselle, per tenerne vivo il ricordo ed evitare che sbiadisse in quella solitudine.

Michele arrivò alla fine di un’estate interminabile.

Studiava al Politecnico, era originario di Palermo e aveva risposto all’annuncio del pied-à-terre vicino all’Università, quello che Rodolfo aveva avuto in eredità dalla madre.

Gli era piaciuto subito, amava quel fare gentile e poco invadente, era puntuale con le mensilità e di tanto in tanto gli portava una risma di carta per la stampante o una confezione di caffè appena macinato.

Visite brevi, che diventarono appuntamenti fissi e, infine, chiacchierate tra amici: a vederli insieme, in inverno seduti davanti alla grande stufa a legna, e in estate all’ombra del glicine del terrazzo, sarebbero sembrati padre e figlio.

Ma dire chi fosse l’uno e chi l’altro, talvolta era impossibile.

Quel pomeriggio di febbraio furono i vicini del piano di sotto a dire a Michele che Rodolfo era stato portato in ospedale e che, se voleva vederlo, doveva fare presto, perché era sembrato a tutti molto grave.

Michele non fece in tempo, quando arrivò affannato con le gambe che tremavano, una giovane infermiera gli disse solo “Mi dispiace, non ha superato la crisi”.

Rodolfo se ne andò così, da solo, con quel motivo di Fernandel nella testa, gli occhi di Giselle nel cuore, il sole di quell’estate straordinaria sulla pelle.

Coutot-Roehrig individuò i suoi eredi, che nulla sapevano del lontano cugino, ma successe anche un fatto inconsueto: Michele, desideroso di acquistare l’appartamento dove aveva vissuto da giovane studente, contattò gli esperti che avevano curato la successione del signor Rodolfo, e oggi, quel pied-à-terre, è diventato la sua casa.

I tesori, qualche volta, non sono fatti di oggetti preziosi o proprietà prestigiose, ma hanno il sapore dell’amicizia e della gratitudine, e proprio per questo sono ancora più rari.

La storia di Cecilia e il suo violino

I violini possono prestarsi a una folla di sfumature in apparenza inconciliabili. Essi hanno la forza, la leggerezza, la grazia, l’accento triste e gioioso, il sogno e la passione (…). Il violino è la vera voce femminile dell’orchestra, voce passionale e casta allo stesso tempo, straziante e dolce, che piange e grida e si lamenta, o canta e prega e sogna, o esplode in accenti di gioia, come nessuno altro potrebbe fare.
(Hector Berlioz)

I primi giochi di Cecilia furono dei pennelli e una tavolozza di tempere.

Fausto, il padre, cullò per molto tempo il desiderio di trasmetterle la sua arte di stimato pittore, e non demorse nemmeno quando scoprì che la giovane figlia, nelle ore dedicate al cavalletto, fuggiva di soppiatto sul balcone, per ascoltare la vicina di casa suonare il pianoforte.

Si arrese solo quando, dopo anni, la sentì suonare nella piccola orchestra scolastica e capì che Cecilia era una vera artista, come lui, ma che aveva scelto un’altra forma di espressione.

Il primo violino fu un regalo del nonno materno, proveniva dai mastri liutai di Cremona ed era di seconda mano: ma Cecilia, ogni volta che apriva la custodia e sentiva quel profumo di cera e velluto un po’ consumato, si sentiva la bambina più felice del mondo.

Sinfonie, sonate ed esercizi ripetuti all’infinito diventarono per lei un mondo irresistibile dove rifugiarsi ogni giorno: non si può certo dire che Cecilia fosse una bambina prodigio, ma sicuramente crebbe virtuosa e appassionata, fino a diventare una musicista professionista.

Dedicò la sua vita all’orchestra in cui suonava, senza mai sposarsi, e immolandosi totalmente al suo primo e unico amore: il violino.

Cecilia si spense in età avanzata, tra i suoi spartiti e i quadri di suo padre che la ritraevano, ancora bambina, alle prese con le sue prime esibizioni: lo sguardo enigmatico, il volto rilassato e quell’espressione tra il divertito e il pensieroso.

Si dice che mentre la Gioconda posava nello studio di Leonardo, per tutto il tempo vi fosse musica per archi e che il suo celebre sorriso fosse, alla fine, un riflesso del suono di quelle melodie.

Forse Fausto riuscì a cogliere l’estasi artistica della figlia, o molto più semplicemente cercò, a suo modo, di esprimerne il talento, seppure ancora acerbo.

Gli eredi di Cecilia, rintracciati da Coutot-Roehrig, ricordano di quell’uomo gli amabili tratti e il carattere gioviale, ma è della violinista che serberanno per sempre quell’immagine elegante e armoniosa.