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La corrispondenza dell’amore perduto

L’eredità di Agata: la corrispondenza dell’amore perduto: il vero tesoro andato agli eredi.

Esistono amori che durano una vita, altri che si interrompono molto presto, poi ci sono gli amori speciali ma perduti, che rimangono a tormentare i ricordi per tutta un’esistenza.

Agata nasce in un paesino del sud Italia ma cresce a Torino, dove arriva negli anni ‘50 con la mamma, una giovane donna sola che lavora duramente per mantenere se stessa e la figlia.

Ben presto anche Agata inizia a lavorare e a 20 anni incontra Marco, un ragazzo gentile con cui inizia una relazione amorosa importante.

Ma questi e altri sono dettagli che emergeranno post mortem, quando Agata, che non si era mai sposata e aveva da sempre vissuto con la madre, muore senza lasciare nessun erede.

Al primo accesso al fine della valutazione dei beni, nell’appartamento che Agata aveva comprato a Torino, i genealogisti di Coutot-Roehrig scoprono un piccolo ma grazioso alloggio che lei aveva arredato con cura grazie ai suoi risparmi.

Coloro che sono entrati in quella casa hanno da subito trovato un ordine puntuale, una pulizia accurata, una cura che rasentava la perfezione, ma è accanto al letto, in un vano del comodino, che Agata teneva i suoi preziosi.

All’interno di una latta, insieme a diverse foto che la ritraevano sorridente insieme a Marco, i genealogisti trovano un plico di cartoline consunte, in rigoroso ordine cronologico.

Marco portava spesso Agata in giro per le città italiane, inviandole ogni volta una cartolina così che lei potesse serbare un ricordo tangibile di quei momenti di felicità e spensieratezza; parole amorevoli e dettagli su quella specifica gita che potessero rimanere per sempre, come piccole stelle di un firmamento ancora da scoprire.

Quindici anni di cartoline così, poi il vuoto, una lunga pausa, fino alla successiva cartolina, diversa, con parole discrete, affettuose e non più amorose, e in calce, insieme alla firma di Marco, quella di un’altra donna.

Non è stato possibile ricostruire le ragioni della fine di quell’amore, di certo Marco ricorda Agata durante un viaggio in sud Africa e le scrive parole di gratitudine, ma di quell’avventura lei non fa più parte e il suo posto è riservato a un’altra.

Si è trattato di un amore speciale, di quelli che rimangono a tormentare i ricordi, come si evince dai bordi consunti di quelle missive e da quell’ultima cartolina che, anziché venire gettata, è stata conservata, quasi a mettere la parola fine.

Le indagini si sono estese nel sud dell’Italia, alle origini, dove sono stati individuati dei lontani cugini che si ricordavano benissimo di Agata e della mamma, ma che, per ragioni sconosciute, avevano come dimenticato.

A loro sono andati i beni, ma soprattutto quella latta dei ricordi: il vero tesoro di Agata.

Il fratello che non sapevano di avere

Scoprire di avere un fratello e di esserne addirittura gli eredi: questa è la situazione pirandelliana che ha permesso di ricostruire il passato di un uomo e di una donna e di recuperare, oltre che un patrimonio, i legami familiari recisi anzitempo.

Giorgio muore a Genova, senza aver mai conosciuto il padre e soprattutto i fratelli, dei quali ignorava probabilmente l’esistenza. Nato da una relazione della madre con un uomo sposato, Giorgio trascorre la propria vita ignaro di avere legami di sangue con coloro che successivamente erediteranno il suo patrimonio.

All’epoca i figli nati al di fuori del matrimonio non solo non erano visti di buon grado, ma non potevano essere conosciuti. La madre di Giorgio, per ovviare al problema, si affida a uno stratagemma. Appena prima di partorire torna in Emilia Romagna, nel suo paesino di origine, dove tutti la conoscono e dove può motivare con una banale scusa l’assenza del marito.

Così Giorgio non riceve il cognome della madre, cosa considerata inaccettabile e scandalosa, ma un cognome diverso, al di sopra di ogni vergogna, e si assicura una vita nel rispetto, ignaro di avere un padre diverso da quello che immagina.

La vita trascorre e il destino vuole che Giorgio non abbia diretti discendenti. Alla sua morte, la sua eredità si trova priva di beneficiari. Entrano così in azione i genealogisti di Coutot-Roehrig che iniziano a indagare arrivando, dopo tante ricerche, a Genova.

È qui infatti che vivono ancora i fratellastri, ovvero i figli legittimi del padre di Giorgio, che, totalmente ignari della doppia vita del genitore, alla notizia dell’esistenza di un fratello nato da madre diversa, rimangono piuttosto perplessi. Del resto scoprire che il proprio padre ha avuto una seconda famiglia è complesso e non facile da accettare.

Così si riannodano legami sconosciuti, sfaccettature nuove di vita ormai trascorsa, tanto da riguardare il passato con occhi diversi.

Questo è anche il lavoro degli esperti di Coutot-Roehrig: ricucire vecchi strappi, riagganciare famiglie sparse qua e là, oltre a informare dell’arrivo di un’eredità.