Elizabeth S.
storia di una eredità a sorpresa

Era il 2006 quando Coutot-Roehrig bussa alla porta di due fratelli inglesi della middle class, per informarli che la signora Elizabeth S., anziana deceduta a Torino nel 2003, era una loro lontana zia e loro gli eredi inconsapevoli.

Comincia così questa storia: da un vecchio appartamento di Torino dove George e Roy si trovano, tra libri antichi e oggetti impolverati, a vivere, attraverso vecchie fotografie e cartoline, la vita di una zia mai conosciuta, per ritrovare radici lontane che nemmeno sapevano di avere. Sorella della nonna, una nonna mai incontrata e morta giovanissima, Elizabeth non ha avuto una vita semplice. Austria, Svizzera e infine Italia, sono solo alcune delle tappe che ha toccato per scampare all’orrore nazista. Ogni volta un’ Elizabeth diversa. Già, perché la sopravvivenza ha un caro prezzo, il prezzo della propria identità. Quasi impossibile, quindi, trovare gli eredi del suo patrimonio: un milione di euro depositati su un conto corrente tedesco e due case, una a Torino e una a Rapallo, del valore stimato di circa 600 mila di euro.

Lascito che rischia di sparire nel nulla, fino all’arrivo di Coutot-Roehrig.

Ma occorre fare qualche passo indietro per comprendere appieno l’architettura di un lieto fine come questo, perché le eredità e gli eredi non sempre si incontrano subito.

Elizabeth nasce a Vienna da una famiglia ebraica e come tanti ebrei, purtroppo, sarà costretta a scappare per vivere. Durante la guerra percorre mezza Europa per sfuggire ai campi di concentramento nazisti e ai lager dove perde tutta la sua famiglia. Proprio questa fuga rocambolesca, unitamente ai numerosi cambi di identità e alla mancanza di famigliari, devono aver scombinato così tanto le carte da aver reso impossibile, almeno in un primo momento, risalire al suo albero genealogico.

Per molti anni Elizabeth è un fantasma, ha fatto perdere le sue tracce. Senza più punti di riferimento se non se stessa, ha affrontato una delle sfide più dure che la vita le aveva presentato, unica testimone della sua famiglia di quell’orrore che l’aveva sterminata. Poi la guerra finisce ed Elizabeth torna a vivere libera, finalmente padrona del suo futuro. Conosce l’amore, si sposa due volte, ma non conoscerà mai, purtroppo, la gioia di diventare mamma.

Faceva la traduttrice Elizabeth ed è proprio il suo lavoro che l’ha portata a Torino, ultima tappa del suo lungo viaggio.

Una vita quasi da romanzo che non trova pace nemmeno dopo la morte. Apparentemente senza eredi a causa della sua identità fumosa, Elizabeth e il suo patrimonio diventano preda di criminali che, una volta scoperto il valore dell’eredità, mettono in atto stratagemmi e trucchi per impossessarsene.

Coutot-Roehrig, venuta a conoscenza della sua storia e del patrimonio riesce a smascherare le intenzioni dei malfattori che sostenevano, che la donna volesse lasciare la sua eredità ad un’associazione cattolica, dettaglio curioso data la sua origine ebraica.

Così inizia la ricerca dei legittimi eredi.

Un viaggio tra vecchi archivi, a ritroso nel tempo e nelle vicissitudini della signora Elizabeth, quasi a ricucire insieme di nuovo quel drammatico percorso. Una ricerca non facile, perché quella donna in fuga era stata davvero molto abile a diventare ogni volta un’altra donna, e un’altra ancora, tanto da riuscire alla fine a salvarsi dalla mano nazista. Incartamenti, atti di matrimonio, atti di nascita, piste da seguire che hanno portato i genealogisti di Coutot-Roehrig in giro per il mondo, di volta in volta in città diverse, in continenti diversi, con altri archivi da esaminare, altri nomi da cercare, per comporre, proprio come una sinfonia su un pentagramma, l’albero genealogico di Elizabeth.

Dopo 3 anni di lunghe e complesse indagini, eccoli alla porta dei due ignari fratelli inglesi, ai quali, non senza emozione, viene dato l’incredibile annuncio: a loro spetta di diritto l’ingente patrimonio, ma non solo, finalmente possono ricucire a loro volta una trama famigliare oscura.

George e Roy, nutrivano da tempo il desiderio di ricostruire il loro albero genealogico, invano avevano tentato di addentrarsi nel loro passato, trovandosi sempre davanti a un vuoto. In quel vuoto c’era proprio lei, Elizabeth, con la sua incredibile vicenda, il suo trascorso da fuggitiva, e le sue tante identità.

E così, proprio come lei, la storia e gli averi della signora Elizabeth, apparentemente destinati a sparire nell’oblio, hanno fatto un giro lunghissimo attraverso gli anni e il mondo, per tornare, finalmente e definitivamente, in famiglia.

Christine M.

Christine M. nacque a New York nel 1943, di nazionalità americana. Dopo aver ricevuto in eredità una casa a Portofino si trasferì in Italia.

Qualche anno più tardi vendette la casa e acquistò un appartamento a Santa Margherita Ligure, dove visse per il resto della sua vita. Di origine nobile, Christine M. in Italia fece un’intensa vita sociale, frequentò salotti importanti e luoghi di cultura.

Purtroppo però si manifestarono ben presto problemi di natura psichica. Prigioniera di paure ossessive, aveva barricato tutte le finestre di casa, scriveva in modo compulsivo diari dove annotava ogni singola spesa, ogni suo spostamento. Di tanto in tanto spariva e girava l’Italia con grossi zaini. Negli ultimi anni della sua vita girovagava come una barbona, a volte anche nuda, per le strade di Santa Margherita.

Christine M. morì nel 2005 a Lavagna, nell’ospedale dove era stata ricoverata per problemi mentali. Alla sua morte nessun erede era conosciuto. Il Consolato Americano aveva cercato di rintracciare la famiglia, ma senza risultati. Le ricerche risultavano estremamente complicate.

Ricevuto l’incarico, abbiamo iniziato a ricostruire l’albero genealogico della defunta, figlia unica di padre americano e madre italiana, discendente da nobile famiglia.

Lunghe e complicate ricerche genealogiche iniziate in America, proseguite poi in Italia, si sono infine concluse a Philadelfia con l’individuazione di due eredi, cugine della mamma di Christine, nate nel 1917 e nel 1921. Quando le abbiamo contattate, è stato per loro una grande sorpresa perché da tantissimi anni avevano perso le tracce della figlia della loro cugina.

In tempi brevi abbiamo ottenuto un mandato dalle due eredi e proceduto a verificare e liquidare il patrimonio lasciato dalla defunta. L’attivo ereditario in Italia era composto dall’appartamento dove viveva in Santa Margherita Ligure e da un cospicuo conto aperto presso una banca della stessa città.

Una volta effettuati tutti gli adempimenti amministrativi e fiscali (accettazione dell’eredità, inventario dei beni, presentazione della denuncia di successione all’agenzia delle entrate di Rapallo, pagamento dell’imposta di successione…) è stato possibile accedere alla sua abitazione. Abbiamo così scoperto la storia della sua vita, in particolare grazie alla lettura dei diari personali, sono stati ricostruiti i suoi vari spostamenti tra Italia, Stati Uniti e Svizzera.

Sopratutto abbiamo individuato rapporti con banche americane e svizzere. In Svizzera, forse a causa del grande riserbo che contraddistingue le banche, non è ancora emerso nulla, ma le investigazioni proseguono. Dall’America sono invece arrivate buone notizie: sono stati ritrovati diversi trust, di cui uno di due milioni di dollari. Le varie banche americane hanno riferito che erano alla ricerca della signora Christine M. da tanti anni, in quanto era l’ultima erede di un’importante e ricca famiglia. Alcuni trust cui Christine M. aveva diritto erano stati istituiti addirittura agli inizi del 1900. Effettuate in America tutte le formalità per lo svincolo dei trust, le eredi hanno potuto riscuotere le loro rispettive quote.

La Sirena Dell’Avenue Hoche

Alto, bruno, sportivo, Félicien Prist era anche un uomo molto abile. Dottore in Diritto, aveva aperto uno studio di Consigliere Giuridico a Parigi, nell’Avenue Hoche, e aveva rapidamente avuto molta fortuna. Il suo punto debole erano le donne.

Si circondava di belle segretarie, che pagava bene, e che solitamente non tardavano a scivolare nel suo letto. Si stancava però velocemente e l’eletta di turno veniva congedata con un regalo e rapidamente sostituita come segretaria e come amante.

Félicien era infatti sposato, ma non conviveva più con sua moglie, la quale viveva tutto l’anno a Cannes. Libero da ogni restrizione, restava un amico sincero, sempre preoccupato che a lei non mancasse niente. Ad ogni trasferta che lo portava sulla Costa Azzurra, prevedeva sempre qualche giornata a fianco della moglie.

Félicien Prist aveva circa cinquant’anni quando conobbe Brigitte Mareille, trentaduenne bionda molto astuta e abile segretaria di direzione. Brigitte non subì la solita sorte riservata alle altre segretarie.

Mentre imponeva la sua capacità professionale, imponeva contemporaneamente il suo fascino al suo capo, mantenendo però uno stretto riservo. Sembrava che non capisse o non giudicasse come serie le proposte di Félicien, sconcertato da un comportamento al quale non era abituato.

Félicien divenne naturalmente sempre più impaziente: con il pretesto di un appuntamento in periferia per il quale aveva bisogno della sua assistenza, invitò Brigitte a pranzo in un celebre ristorante di Rueil. Ancora una volta, lei lo sorprese con il suo tatto, la sua discrezione, e anche una reale cultura e Félicien si sentiva diventare preda di un nuovo sentimento che gli ricordava gli entusiasmi della sua adolescenza. Ritenendo che fosse il momento opportuno Brigitte cedette alle sue avances.

Brigitte riuscì a trasformare il donnaiolo impenitente in amante fedele e attento. Promossa collaboratrice di alto livello, diventò la compagna dichiarata di Félicien. Vivevano ormai come marito e moglie e la maggior parte dei loro amici e conoscenti li credevano sposati.

Brigitte cominciò a preoccuparsi del suo futuro. Félicien, rimasto vedovo sei anni prima, aveva sempre rifiutato di ascoltare le allusioni che lei faceva su una possibile regolarizzazione della loro unione. Tutto ciò che aveva ottenuto era il beneficio di un’assicurazione sulla vita che le garantiva una rendita che lei giudicava modesta. Gli eventi intanto precipitarono. Una notte troppo agitata portò a Félicien un infarto che parafrasò un’esistenza molto piena. Brigitte corse dal suo notaio. Lui confermò l’assenza di un testamento e la necessità di ricercare gli eredi, tramite il nostro intervento quali genealogisti. Da quel momento, avrebbe fatto mettere i sigilli al domicilio del suo cliente.

Brigitte non rinunciava comunque alle sue speranze. Qualche ora dopo, nel letto del suo nuovo amante, in tutta urgenza, tentò di rimanere incinta. Nonostante la quarantina appena raggiunta, riuscì nel suo scopo. Non appena fu certa della sua gravidanza, annunciò che avrebbe messo al mondo un figlio di Félicien. il noto concubinato in cui avevano vissuto permetteva un riconoscimento giudiziale di paternità.

Da parte nostra, avevamo ritrovato i cugini di Félicien ai quali la legge attribuiva l’eredità in mancanza di testamento e di discendenza. A questa notizia, Brigitte ottenne dal presidente del Tribunale la nomina di un sequestro amministrativo per proteggere gli interessi dell’atteso bambino. Noi richiedemmo allora che si procedesse con un inventario, esaminando tutti i documenti del defunto, per chiarire la situazione che ci sembrava sospetta. E voilà il colpo di scena: nella cassetta di sicurezza, aperta da uno specialista, il notaio trovò un testamento redatto da Félicien, dopo la morte della moglie. Il testo essenziale diceva: “ Privato della felicità di avere dei discendenti da una malattia di giovinezza che mi ha reso sterile, desidero che la mia fortuna sia divisa tra coloro dei miei cugini che abbiano almeno quattro figli …”. A questa lettura, che smascherò il suo inganno, Brigitte sprofondò sotto i mormorii indignati. Quanto a noi, dovemmo soltanto riprendere le ricerche già iniziate e i termini del testamento. Una dozzina di cugini si videro ricompensati del loro ardore di mettere al mondo dei piccoli Francesi. Quanto a Brigitte, donna dalle molte risorse, fu abbastanza abile da farsi sposare dal padre del suo bambino, contemporaneamente conquistato e rassegnato.

Privato della felicità di avere dei discendenti da una malattia di giovinezza che mi ha reso sterile, desidero che la mia fortuna sia divisa tra coloro dei miei cugini che abbiano almeno quattro figli.

Tratto da “Histoires d’Heritages – Souvenirs d’un Généalogiste“ Maurice Coutot.