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Carmine, il clochard di Pozzuoli

Carmine legittimo erede clochard di un fratello sconosciuto.

La determinazione che occorre per sopravvivere da clochard è la stessa che Coutot-Roehrig impiega nei casi più difficili e più intricati, quelli per cui occorre mettere in gioco la passione per il proprio lavoro.

E non è un caso che questa storia veda proprio coinvolto un clochard, Carmine, che, risultato erede del patrimonio di un fratello sconosciuto, per un certo periodo diventa l’oggetto dell’alacre lavoro di ricerca degli esperti genealogisti.

L’incipit è sempre lo stesso: muore una persona che, apparentemente, è senza eredi diretti e il cui patrimonio, spesso cospicuo, deve trovare un approdo.

Coutot-Roehrig individua abbastanza velocemente l’esistenza di Carmine, fratello del deceduto, che risiederebbe, secondo la documentazione in possesso, a Pozzuoli, ma che, all’indirizzo di residenza, non risulterebbe.

Ma non solo: di questo Carmine, che pare essere svanito nel nulla, nessuno ha più notizie.

Iniziano così le ricerche sul posto, negli uffici dell’anagrafe e in quelli delle locali forze dell’ordine, senza trovare nulla, fino a quando un agente dei vigili urbani scopre l’arcano: l’indirizzo in possesso dei genealogisti altro non era che il recapito generico che si riserva ai S.F.D., i Senza Fissa Dimora.

Non è la risoluzione del mistero, ma è un punto di partenza, una briciola di pane nel bosco che potrebbe servire a far trovare Pollicino.

L’intuizione di lasciare i recapiti a quel vigile affinché potesse chiamare in caso di novità, si rivela vincente: dopo pochi giorni Coutot-Roehrig viene contattata dagli agenti che, avendo visto Carmine in persona, avevano provveduto a consegnargli la comunicazione dell’inaspettata eredità.

Carmine non tarda a chiamare e a rendersi disponibile per incontrare i genealogisti, scoprendo così non solo del patrimonio che gli spettava di diritto, ma anche della morte del fratello di cui non era a conoscenza: sentimenti contrastanti ma comprensibili date le circostanze.

Nessuno in Coutot-Roehrig sa se Carmine oggi viva ancora da clochard, ma di certo gli auguri che non dimentica mai di inviare a Pasqua e a Natale sono un chiaro riconoscimento di ciò che l’inaspettata notizia ha lasciato nella sua vita.

Il fratello che non sapevano di avere

Scoprire di avere un fratello e di esserne addirittura gli eredi: questa è la situazione pirandelliana che ha permesso di ricostruire il passato di un uomo e di una donna e di recuperare, oltre che un patrimonio, i legami familiari recisi anzitempo.

Giorgio muore a Genova, senza aver mai conosciuto il padre e soprattutto i fratelli, dei quali ignorava probabilmente l’esistenza. Nato da una relazione della madre con un uomo sposato, Giorgio trascorre la propria vita ignaro di avere legami di sangue con coloro che successivamente erediteranno il suo patrimonio.

All’epoca i figli nati al di fuori del matrimonio non solo non erano visti di buon grado, ma non potevano essere conosciuti. La madre di Giorgio, per ovviare al problema, si affida a uno stratagemma. Appena prima di partorire torna in Emilia Romagna, nel suo paesino di origine, dove tutti la conoscono e dove può motivare con una banale scusa l’assenza del marito.

Così Giorgio non riceve il cognome della madre, cosa considerata inaccettabile e scandalosa, ma un cognome diverso, al di sopra di ogni vergogna, e si assicura una vita nel rispetto, ignaro di avere un padre diverso da quello che immagina.

La vita trascorre e il destino vuole che Giorgio non abbia diretti discendenti. Alla sua morte, la sua eredità si trova priva di beneficiari. Entrano così in azione i genealogisti di Coutot-Roehrig che iniziano a indagare arrivando, dopo tante ricerche, a Genova.

È qui infatti che vivono ancora i fratellastri, ovvero i figli legittimi del padre di Giorgio, che, totalmente ignari della doppia vita del genitore, alla notizia dell’esistenza di un fratello nato da madre diversa, rimangono piuttosto perplessi. Del resto scoprire che il proprio padre ha avuto una seconda famiglia è complesso e non facile da accettare.

Così si riannodano legami sconosciuti, sfaccettature nuove di vita ormai trascorsa, tanto da riguardare il passato con occhi diversi.

Questo è anche il lavoro degli esperti di Coutot-Roehrig: ricucire vecchi strappi, riagganciare famiglie sparse qua e là, oltre a informare dell’arrivo di un’eredità.

 

patrimonio milionario dallo zio d'oltralpe lasciato agli eredi italiani

Quel carissimo zio di Francia…

Un patrimonio milionario dallo zio d’oltralpe ai suoi eredi italiani.

L’immaginario comune identifica nello zio d’America il danaroso benefattore che, alla sua morte, lascia ingenti tesori a fortunati eredi.

Ma questa storia è leggermente diversa. Qui lo zio proviene dall’oltralpe, ha origine italiane, sparisce dall’Italia per una vita intera tanto da venire quasi dimenticato e, quando riappare, lo fa con un patrimonio milionario.

Adamo nasce nel 1902 nel podere Vecciaio, nelle campagne di Apecchio, piccolo centro a 80 km da Pesaro, ma si trasferisce in Francia negli anni ’20, come tanti emigranti italiani dell’epoca. Inizia a lavorare a Parigi come giardiniere al servizio di una nobildonna, presumibilmente una duchessa; quell’impiego apparentemente umile si rivela la sua fortuna: diventa ben presto il principale confidente della donna che lo introduce nei quartieri nobili della città.

Adamo in poco tempo fonda una propria impresa edile, compra appartamenti e incontra la bella Alma, che sposa.

Torna solo un paio di volte in Italia, con le sue auto di lusso nuove fiammanti, parlando quasi esclusivamente francese: così se lo ricorda il fratello Paolo.

Ma il 18 febbraio del 1967 quella fortuna cessa. Adamo a soli 65 anni muore a Livry-Gargan e lascia la sua ai suoi parenti italiani.

Alma, dopo la morte del marito, non solo rintraccia i parenti, ma si reca ad Apecchio per incontrarli e ospitarli al bar da Dodò.

«Preparatevi a costruire una casa nuova», così esordisce in quell’unica visita ai parenti del marito. Passano 30 anni, anni in cui la donna non li contatterà mai più. Nell’ottobre del 1966, Alma lascia il mondo terreno.

Ed è a questo punto della storia che entra in scena Coutot-Roehrig, ricostruendo la vicenda. I genealogisti recuperano i vari legami famigliari, assemblano l’asse ereditario a partire dall’albero genealogico di Adamo, ritrovandone i parenti.

Il zio di Francia Adamo aveva lasciato un patrimonio composto da beni immobili situati a Parigi: una villa del ’500 e 7 appartamenti, oltre un paio di aziende.

Dei parenti conosciuti da Alma rimanevano due sorelle, che alla notizia di essere le legittime eredi di un cospicuo patrimonio hanno ricordato la sua frase sibillina: «Preparatevi a costruire una casa nuova»…

 

 

La famosa zia Margherita

La famosa zia Margherita e il suo patrimonio senza eredi.

Nei racconti di sua madre di quando era bambino, la zia Margherita era spesso presente e forse il fatto di non averla mai incontrata di persona, ma di averne tanto sentito parlare, ha contribuito alla nascita di una figura misteriosa quanto affascinante.

Rosario, di mestiere broker, sapeva di lei che si era sposata con un uomo italo-svizzero, che viveva tra Roma e Firenze da cui faceva spesso la spola e che ad un certo punto era morta.

Ma nulla di più, non una foto, non un dettaglio sulla sua vita o sulla sua famiglia, solo una presenza costante nelle storie di sua madre.

Fino a quando un cugino di Napoli lo chiama per avvisarlo di una curiosa comunicazione da parte della Coutot-Roehrig: si trattava di una procedura aperta presso il Tribunale di Roma e relativa a una presunta eredità giacente proveniente da una cugina del nonno.

Rosario decide quindi di approfondire e scopre che quella cugina era proprio lei, la zia Margherita e che non avendo avuto figli lasciava un vasto patrimonio. 21 le persone che hanno potuto beneficiare di questa eredità, sparse tra l’Italia e l’Inghilterra, a Londra, tra cui lo stesso Rosario.

L’eredità, formata da due immobili e diversi diritti d’autore, è stata un regalo per ognuno dei discendenti, i quali hanno ricevuto qualche decina di migliaia di euro a testa. Soprattutto, però, ha smosso in Rosario la sopita curiosità nei confronti di questa zia mai conosciuta, il desiderio di approfondire la sua vita, di cui aveva sentito così tanto parlare da bambino.

E così Rosario scopre che la zia Margherita era un personaggio emblematico e carismatico e che famosa lo era davvero: Margherita Cattaneo, giornalista, scrittrice e sceneggiatrice.

Giornalista già nel 1923, probabilmente tra le poche donne in quel periodo, la sua mente brillante e poliedrica la portò a contatto con grandi personaggi della cultura degli anni 30, come ad esempio lo scrittore Ugo Oietti del quale divenne amica e lo scultore Libero Andreotti. Era anche una scrittrice: nel 1935 pubblicò il suo primo romanzo Io nel mezzo, che ottenne il Premio Viareggio. Successivamente fu direttrice responsabile dell’Almanacco della Donna Italiana, un’importante rivista femminile nata negli anni 20. Grazie a lei la rivista vide l’intervento di scrittori e artisti di fama internazionale.

La sua carriera continuò in televisione. Per la RAI scrisse con il regista Umberto Benedetti l’originale televisivo Bandiera Nera e Circuito chiuso della serie Nero Wolfe.

Che personaggio zia Margherita!

Finalmente Rosario aveva chiuso il cerchio su quelli che erano vaghi ricordi ma che avevano suscitato sempre in lui grande fascino.

L’intervento e le ricerche della Coutot-Roehrig hanno permesso ad una delle tante eredità giacenti di essere consegnata ai legittimi eredi evitando che venisse devoluta allo Stato, ma soprattutto, ha svelato il mistero sull’identità della zia Margherita, facendo ritrovare a Rosario un prezioso anello mancante della sua famiglia.